LE RELIQUIE CONSERVATE NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI SEDICO
Con il termine derivato dal latino reliquiae (restanti), si indicano i resti mortali o gli oggetti che sono stati a contatto col corpo di un santo o di un beato di cui la Chiesa ha autorizzato il culto pubblico.
Riguardo a quelle conservate nella chiesa parrocchiale di Sedico, non si conoscono né la datazione né la provenienza. Sono sicuramente molto antiche visti i nomi dei santi, per lo più martiri. I reliquiari (contenenti delle ossa) sono di legno artisticamente lavorato e dipinto. Furono restaurati anni fa da Plinio Patt, valente artigiano nonché pittore e scultore. Alcuni di essi vengono esposti sull’altar maggiore nella ricorrenza di Ognissanti (1 novembre). Tutte le reliquie di Sedico recano il segno della loro autenticità: un sigillo che è di ceralacca e di color rosso. All’interno di ogni reliquiario (che può contenere una o più reliquie) ci sono delle striscioline di pergamena coi nomi dei santi scritti in latino: ad esempio, S. Theodori M., S. Ampliati M., S. Clementis M. (ossia, di San Teodoro martire, di Sant’Ampliato martire, di San Clemente martire).
I due reliquiari più belli sono quelli di San Candido e di Sant’Urbano, raffigurati (nel loro busto) come vescovi o abati. Tre contengono le reliquie di un solo santo e precisamente quelli di San Faustino, di San Benedetto e un secondo reliquiario di Sant’Urbano. In altri sei, le ossa appartengono a due santi per ciascun reliquiario e precisamente a San Massimo e San Clemente, San Teodoro e San Diletto, San Feliciano e Sant’Abbondanzio, San Placido e Sant’Ampliato, San Secondo e Santa Liliola, San Verecondo e Santa Grata.
C’è inoltre un piccolo reliquiario d’argento della Madonna recante l’indicazione Ven. B.M.V.
Sant’Ampliato e Sant’Urbano martiri: erano fra i discepoli prediletti di San Paolo che li cita nella lettera Ai Romani (XV, 8 - 9). Urbano potrebbe però anche essere un santo monaco benedettino di Cesena, un tempo raffigurato nella chiesa di San Severo di quella città con in capo la mitra abbaziale.
San Benedetto: forse si tratta del famoso monaco fondatore dell’Ordine che ne prende il nome.
San Candido: martire romano la cui ricorrenza cade il 24 agosto. La sua devozione proviene dal monastero benedettino di Innichen (è il paese altoatesino di San Candido) dove era venerato fin dall’VIII secolo.
San Clemente I Papa: è il terzo pontefice (92 - 101) a partire dagli Apostoli; subì il martirio nel terzo anno dell’imperatore Traiano.
San Diletto martire: sconosciuto anche alla Bibliotheca Sanctorum, la più completa enciclopedia dei santi di tutto il mondo.
San Faustino: subì il martirio, assieme al suo compagno Giovita, al tempo dell’imperatore Adriano nella città di Brescia, di cui è compatrono. Con Giovita è anche patrono di Libàno.
San Feliciano martire: la sua devozione può avere origine certosina, visto che era venerato fin dall’alto medioevo in un monastero sorto sulle rive dell’Isère nella Francia sud orientale.
Santa Grata: morì martire in Gallia (a Lione) nel 177.
Santa Liliola martire: forse è errato il nome; nell’Enciclopedia dei Santi c’è soltanto una santa martire spagnola, ma di nome Liliosa.
San Massimo e Sant’Abbondanzio martiri: la loro devozione può avere origine certosina, visto che anticamente erano venerati in Francia nella zona vicina alla Grande Chartreuse (Grande Certosa).
San Placido: l’unico con questo nome ad aver subito il martirio era un diacono, intorno al quale le notizie sono molto nebulose.
San Secondo: dovrebbe aver subito il martirio ai tempi dell’imperatore Diocleziano.
San Teodoro: soldato romano, subì il martirio in Oriente (e precisamente nell’odierna Turchia) al tempo dell’imperatore Galerio. Da Costantinopoli la sua devozione arrivò a Venezia, di cui fu il patrono prima di San Marco.
San Verecondo martire: l’unico santo (non martire però) con questo nome è un vescovo di Verona vissuto nel VI secolo e perseguitato per la sua fede dal re Teodorico.
Ricerca, studio e foto a cura di Gianni De Vecchi